Le origini del Carnevale di Venezia, il più famoso in Italia, risalgono al X secolo. Le cronache storiche riferiscono che nel giorno di Giovedì Grasso si celebrasse la vittoria riportata dal Doge Vitale Michiel su Ulrico patriarca di Aquileia nel 1162. Ogni anno i successori del Patriarca, per ricordare la sconfitta subita, dovevano inviare al Doge un certo numero di animali la cui carne veniva distribuita tra i nobili, il clero e il popolo.
La festa proseguiva con spettacoli animati da giocolieri e saltimbanchi, da mirabolanti fuochi di artificio e dal Volo dell'Angelo. Quest'ultimo nacque dal cimento a cui si sottoponeva un prigioniero turco che, per conquistare la libertà, camminava sulla fune che collegava il Campanile di San Marco alla Loggia Foscara del Palazzo Ducale dove si trovava il Doge. La prova venne sostituita prima dal meno pericoloso Volo dell'Angelo in cui un acrobata, con indosso un'imbracatura, saliva lungo una fune fino alla loggia del campanile di S.Marco, per tornare a terra con un mazzo di fiori da offrire al Doge e infine dal più sicuro Volo della Colombina in cui una grande colomba di legno scendendo dal campanile, spargeva fiori e coriandoli sopra la folla presente in Piazza San Marco.

Il Senato della Serenissima ufficializzò l'esistenza del Carnevale nel 1296, con un editto che dichiarava giornata festiva il Martedì grasso, il giorno precedente la Quaresima. Nel corso dei secoli successivi la durata della festa si dilatò progressivamente: se il Carnevale veneziano cominciava normalmente il 26 dicembre per concludersi il giorno delle Ceneri, spesso venivano concesse licenze carnascialesche per l'utilizzo delle maschere dal 1° ottobre, e non era inconsueto assistere a feste e banchetti durante la Quaresima. Anche durante la Festa della Sensa - lo sposalizio del mare - che durava 15 giorni, era consentito l'uso della maschera e del travestimento. In questo clima di divertimento non poteva mancare il gioco d'azzardo. Con l'apertura, nel 1638, del Ridotto di S. Moisé, la pubblica casa da gioco gestita dallo Stato, migliaia di giocatori in maschera fecero affluire un fiume di ducati dalle loro tasche alle casse dello stato. In questo periodo Venezia conquista la fama di "città del Carnevale" diventando un'attrazione turistica per tutta Europa.
Il travestimento veneziano per eccellenza è la bauta, indossata da uomini e donne: una mantellina nera detta tabarro, abbinata ad un cappello a tricorno nero e a una larva, maschera bianca che cela il viso. La bauta è la "maschera che ogni disuguaglianza agguaglia" e, garantendo il totale anonimato, veniva usata da uomini e da donne, non solo durante il Carnevale ma nelle feste, nei teatri, negli incontri amorosi, ogni volta che l'incognito facilitava le avventure. Il Carnevale ufficiale nella città lagunare terminò nel 1797, quando col trattato di Campoformio, Venezia fu ceduta all'Austria, che mise al bando molte tradizioni locali. I festeggiamenti del Carnevale, ripresi nel 1979, durano circa due settimane.
In piazza S.Marco e nei campi vengono organizzati cortei storici, concerti, spettacoli vari e fuochi d'artificio. "Venezia città aperta" è il titolo del Carnevale di Venezia 2011 in programmma dal 19 febbraio all'8 marzo. L'apertura evocata dal titolo si esprime nella vorticosa contaminazione tra le diverse forme di intrattenimento in programma: musei e chiese aperti fino a sera, mostre, concerti, cinema, poesia, il casinò, balli in piazza, spettacoli teatrali, spettacoli di danza e circensi, fuochi d'artificio, performance di musicisti, artisti d'ogni tipo, percorsi gastronomici e installazioni a tema e persino una fontana da cui sgorga vino. Nel centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia, Venezia insegue suggestioni romantiche e fermenti risorgimentali attraverso "Ottocento. Da Senso a Sissi. La città delle donne" evocato nelle figure delle eroine più popolari.